IRAQ
di Francesco Zizola
….21 gennaio - 22 febbraio 2008
a cura di Deanna Richardson
Il Funerale della Guerra si é svolto a Roma il 20 gennaio 2009 presso la nostra galleria. Una cerimonia celebrata con l'esposizione dell'opera BARE WAR dell'artista Gaialight, realizzata nell'ambito del progetto "Barelight - 13 azioni d'arte e resistenza" a cura di Tiziana Gazzini. Ha fatto seguito l'inaugurazione della mostra IRAQ - Fotografie della Guerra di Francesco Zizola, a cura di Deanna Richardson. La guerra dell’Iraq, giunta al suo quarto anno, giganteggia ormai per un aspetto che al suo scatenarsi ben pochi seppero scorgere. È stata, e tuttora è, un esercizio nell’arte della menzogna. Falsa nelle promesse, occultata nel suo sconvolgimento e soprattutto ingannevole nei principi in virtù dei quali essa venne giustificata. Nel lungo anno che preparò la guerra, il 2002, l’opinione pubblica occidentale - soprattutto quella nordamericana, ma in buona parte anche quella europea - venne convinta della sua necessità da una lunga serie di “notizie” che adesso sappiamo tutte infondate. No, il regime di Saddam Hussein non nascondeva armi di distruzione di massa. No, non c’era stato alcun contatto tra l’Iraq baathista e al Qaeda. Queste evidenze oggi sono scritte anche nei rapporti ufficiali dell’amministrazione USA; all’epoca, chi si permise di dubitare venne additato come un fiancheggiatore dei terroristi. Giunse poi, puntualmente, il tempo delle armi. E la verità ancor più rimase nascosta. Siamo quotidianamente informati sul numero dei soldati occidentali morti, ma la stima delle decine di migliaia di vittime civili è affidata alla pietà dei volenterosi. Negli Stati Uniti è interdetta ai media la cronaca del ritorno delle bare e dei funerali dei caduti. Le rivolte armate susseguite alle prime settimane di conflitto sono state documentate da una parte sola. I fotografi indipendenti che hanno cercato di fare il loro lavoro dalla parte degli insorti sono stati considerati e ritratti alla loro stregua. Ma la menzogna più grande è quella dei principi. La guerra avrà pure abbattuto una dittatura per sostituirla con una democrazia, ma è stata combattuta con le stesse armi. Ad Abu Ghraib i liberatori hanno sostituito la polizia segreta, ma hanno continuato a torturare. La libertà non è forse più negata, oggi, in Iraq; ma è il più fondamentale dei diritti umani, la vita, ad essere minacciato. L’occupante non è in grado di garantirlo. E Guantánamo verrà ricordata più a lungo dell’abbattimento delle statue di Saddam. Qualunque sarà l’esito, il disastro è stato compiuto e non abbiamo saputo impedirlo. Ai testimoni una cosa sola è rimasta da fare: documentarlo.
Pietro Veronese
“Le mie fotografie parlano delle persone che ho incontrato in Iraq durante i miei viaggi nella terra che fu culla di una grande civiltà. Nello stesso tempo ogni fotografia deve la sua esistenza a una serie infinita di coincidenze.”
Francesco Zizola
..Photographs by Francesco Zizola
Curated by Deanna Richardson
January 21 - February 22, 2009
The War Funeral took place in Rome on January 20, 2009 at our gallery. A ceremony celebrated with the exhibition of the artist BARE WAR Gaialight, realized within the project "Barelight - 13 actions of art and resistance" by Tiziana Gazzini. Following the inauguration of the IRAQ - Photographs of the War by Francesco Zizola, edited by Deanna Richardson. The war in Iraq, now in its fourth year, is now standing out for an aspect which (to the no) its unleashed very few people were able to realise. It has been, and still is, an art lying exercise. False promises, hidden in its upheaval and above all deceptive in the principles by which it was justified. In the long year that prepared the war, 2002, Western public opinion - especially the North American one, but in large part also the European one - was convinced of its need by a long series of "news" that we now all know unfounded. No, the regime of Saddam Hussein did not hide weapons of destruction from mass. No, there was no contact between Baathist Iraq and al Qaeda. These evidences are today also written in the official reports of the US administration; at the time, those who allowed themselves to doubt were pointed out as a supporter of the terrorists. Then came the time of arms. And the truth even more remained hidden even more. We are daily informed on the number of dead Western soldiers, but the estimate of the tens of thousands of civilian victims is entrusted to the piety of the willing. In the United States the media is forbidden to report the return of the coffins and funerals of the fallen. The armed revolts that followed the first weeks of the conflict were documented on one side only. Independent photographers who tried to do their job on the insurgent side were considered and portrayed in their own way. But the biggest lie is that of principles. The war will also have brought down no one dictatorship to replace it with a democracy, but it was fought with the same weapons. In Abu Ghraib the liberators replaced the secret police, but continued to torture. Freedom is perhaps no longer denied today in Iraq; but it is the most fundamental of the human rights, life, to be threatened. The occupant is unable to guarantee it. Guantánamo will be remembered longer than the demolition of Saddam's statues. Whatever the outcome, the disaster has been accomplished and we have not been able to prevent it. Only one thing remained for witnesses to do: document it.
Pietro Veronese
"My photographs speak of the people I met in Iraq during my travels in the land that was the cradle of a great civilization. At the same time each photograph owes its existence to an infinite series of coincidences. "
Francesco Zizola….